Ieri sera nel rivedere al Tg le immagini dell'assemblea ho sentito un'amarezza diffusa: passiamo sei giorni su sette nei circoli, sul territorio, con le persone e poi regaliamo ai media questo spettacolo. Amici esperti e competenti mi hanno consigliato di non sottovalutare gli interventi stimolanti ed il clima unitario precedente a quei cinque minuti di fuoco; di sicuro hanno ragione ma dentro so di non essere pago. Capiamoci, sono d'accordo sul valore del pluralismo come elemento fondante del nostro partito e felice che a fine mese non ci sia nessuno che stacchi un assegno per mettere tutti d'accordo, ma sono amareggiato dal fatto che il Paese reale - quello che parla in romanesco sul tram o sintetizza stizzito su Twitter - percepisca spesso l' agire politico del Pd come qualcosa di confuso e lontano dai problemi reali. Soprattutto a fronte di alcuni corsi e ricorsi storici: Berlusconi ritorna, il Welt fa l'articolo al vetriolo, poi arriverà lo Spiegel, il New York Times, gli assalti di Di Pietro, noi che facciamo qualche battuta plateale e poi ci blocchiamo sui soliti temi, regalando ai nostri avversari prime pagine gustose e distrazioni a costo zero dai loro disastri passati e presenti. Personalmente non ce la faccio proprio a vedere un partito ostaggio di diatribe vecchie di dieci anni o conflitti intergenerazionali che danno, nel primo caso, un'idea di immobilismo e, nel secondo, la sensazione di una lotta per il potere forse legittima - o inevitabile - ma che in questa situazione sociale credo crei quantomeno disaffezione. Io dal canto mio avverto l'urgenza di esserci: esserci ed essere consapevoli della grande responsabilità che ci accingiamo a raccogliere, non si può e non si deve vivere i prossimi mesi come l'ennesimo teatrino finalizzato a rincorrere Berlusconi e le sue boutade, quello è il suo campo e se lo tenesse. Noi abbiamo, ripeto, una grande responsabilità e come tale questa riecheggia a tutti i livelli, dai quadri militanti agli ordani dirigenti. Va quindi bene la lealtà a Monti, va bene lavorare ad una nuova legge elettorale con premio di maggioranza e elezione diretta, vanno bene le primarie e mi auguro risoluzioni chiare quanto a tempi, modi e rispetto delle regole, libere da personalismi, strategie di scuderia e reazioni che presuppongono malafede. Detto ciò, procedure democratiche e lesa maestà a parte, sarei stato curioso di vedere come l'assemblea si sarebbe posta rispetto ad un voto sulle unioni gay e ragionare una volta per tutte in termini di realismo, maggioranza e minoranza. D'altronde la data del voto si avvicina ed è noto che per intercettare il voto degli indecisi non basta mettersi tra loro.
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Agosto 2017
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