Secondo i dati dell'ultimo studio Eures nel 2013 in Italia sono state uccise 179 donne. Il dato gela il sangue soprattutto se si pensa che l'anno precedente le vittime erano state 157 ed abbiamo quindi segnato un +22 alla voce omicidi.
C'è poco da girarci intorno, si tratta di una strage e come tutte le stragi può essere letta da tanti punti di vista. Si parte dalla punta dell'iceberg, le 179 vittime di quelli che che vengono chiamati "delitti passionali" (neanche fossero omicidi a ritmo di tango) ma che di passionale hanno pochissimo. Cosa c'è di passionale nell'insicurezza cronica di un geloso patologico? Cosa c'è di passionale nel picchiare a morte la tua compagna, magari anche davanti ai tuoi figli, traumatizzandoli a vita? Ma l'iceberg è enorme, man mano che si scende. E' violenza farsi i fatti propri, fingere di non sentire o vedere una donna in pericolo, alzare la televisione invece di chiamare la polizia. E' violenza ogni giustificazionismo ("non voleva", "non è cattivo, è nervoso", "aveva bevuto") come lo è consigliare alla vittima (spesso sola e terrorizzata) di non denunciare l'aggressore per evitare che la situazione peggiori. E' di certo violenza abusare di una donna a livello sessuale e fisico, ma è violenza anche soggiogarla a livello economico o psicologico, è violenza minacciare i figli, è violenza perseguitarla. E' violenza isolarla, impedirle di uscire, di andare a scuola, in chiesa, al lavoro, di vedere amici o famigliari. Queste situazioni avvengono ogni giorno, in modo continuativo e trasversale, da nord a sud, dal centro alla periferia e continueranno ad avvenire finché non sarà chiaro che questo problema riguarda per primi gli uomini e gli stereotipi che li accompagnano. Riguarda gli uomini e le loro insicurezze ataviche, un pozzo senza fondo dove però, troppo spesso, finiscono le compagne. Ecco perchè, prima di parlare di educazione sessuale, sarebbe utile parlare di "educazione affettiva", ripartire dai licei ed educare alla conoscenza ed al rispetto. La società, invece, troppo spesso, va nella direzione opposta: tranne rari casi la televisione continua a confinare la donna in pubblicità ammiccanti ed in ruoli secondari nei talk show (anche senza arrivare alle vallette in teca di Mammuccari), mentre quotidianamente ripropone per i ragazzi il modello del macho, dialettale ed arrogante, come nel caso dei tronisti del pomeriggio. La stessa politica, che dovrebbe dare il buon esempio, va spesso nella direzione opposta: chi si ricorda il "cosa faresti in macchina con la Boldrini?" rilanciato sul blog di Beppe Grillo contro la Presidente della Camera? E poi c'è il "sessismo mascherato", quello diverso dal maschilismo tradizionale, più ambiguo, tipico di molte uscite più o meno volontarie di Silvio Berlusconi. Proprio di questa settimana è poi la notizia del Prof. Zurru, docente universitario di scienze politiche, contro cui il Rettore ha avviato un procedimento disciplinare dopo il linguaggio estramemente offensivo e sessista con cui si è rivolto verso Alessandra Moretti, candidata alle primarie del Pd come Presidente del Veneto. E' vero, il Parlamento ha ratificato all'unanimità la Convenzione di Istanbul, secondo cui la violenza di genere è da considerarsi come una violazione dei diritti umani fondamentali, ma non basta. Torno a ricordare, da uomo, che gli uomini devono essere coinvolti in progetti di sensibilizzazione fin dalla scuola e che i centri anti violenza, come le associazioni di volontari, devono essere finanziate e sostenute dalle istituzioni ad ogni livello. Un giorno su due una donna viene uccisa, sono le nostre sorelle, ragazze, madri, mogli, amiche, combattiamo concretamente affinché non accada più. "Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza". Johann Wolfgang Goethe
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Agosto 2017
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