Che il nostro peso in Europa fosse scarso l’avevamo capito da un bel po’ (non sarebbe potuto essere diversamente considerando l’opinione che l’ UE aveva del ex Presidente del Consiglio italiano), quello che abbiamo invece compreso bene negli ultimi due anni è stato quale fosse, delle dodici stelle che brillano sulla bandiera, quella polare. La risposta è evidente: Lady austerity, Angela Merkel.
Le ultime elezioni, in cui la cancelliera di ferro è però crollata nei consensi (dal 34% al 26%, perdendo più del doppio rispetto agli ultimi sondaggi ), aprono uno scenario interessante e mettono in discussione quello che fino a ieri era sacro: l’austerity pura e dura, quella che sta portando a picco il vecchio continente. La sensazione è che, a meno che Angela non si arrocchi sulle sue posizioni, il vento francese sia arrivato in Germania portando con sè una rinnovata visione delle misure necessarie per affrontare la crisi. Non a caso ieri sera Monti ha convocato in tutta fretta a Palazzo Chigi una riunione che si è protratta fino a tarda notte, non a caso la commissione “Econ” dell’ Europarlamento sta pensando di istituire un “Fondo di redenzione del debito” per una garanzia europea di quella parte di debiti che superano il 60%. D'altronde con la Grecia a pezzi, la Spagna che se la vede nera, la Francia all’ attacco e la Germania in difesa, la Merkel (nonostante il terrore per l'inflazione che ogni tedesco di buona memoria conserva amorevolmente nel cassetto) ha davvero poche sponde per continuare ad imporre la sua politica lacrime e sangue. E la stampa, nazionale ed estera, se n’è accorta: si comincia a parlare seriamente di investire nelle infrastrutture, nella cultura, nella ricerca e nelle energie alternative (le famose pale eoliche che Sgarbi vorrebbe invece distruggere), si parla nuovamente di una Tobin tax europea, di un rafforzamento della Bce e dei famosi Euro Bond. Da non economista parlo evidentemente per buon senso ma spero si stia capendo, per quanto il rigore nei conti pubblici sia fondamentale, che un’ austerità non sostenibile finisce necessariamente per uccidere la fiducia nel futuro; e lo vediamo nella cronaca dei disperati, degli esodati, dei suicidi. La difficile situazione che stiamo vivendo credo necessiti di un ulteriore momento di riflessione da parte di tutti, credo sia finalmente il caso di ridistribuire la priorità dei nostri valori sociali, non approfittare della crisi – “ce lo chiede l’Europa” - per smantellare del tutto lo stato sociale. Queste riflessioni le ho fatte dal balcone di casa mia mentre osservo un signore che da un’oretta rovista in un cassonetto come se fosse normale, nel disinteresse di chi gli sta intorno, magari avvolto nei propri problemi. Ma rovistare nei cassonetti non è normale, sovraffollare le mense Caritas e S.Egidio non è normale, entrare armati in una sede Equitalia non è normale. Oggi anche a Roma c’è vento, che sia quello di cui parlavamo qualche riga fa?
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Agosto 2017
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