Adolescenza, etimologicamente "l'età senza dolori" ma basterebbe fare un rapido sondaggio tra i ragazzi per capire quanto la realtà sia ben lontana da questa accademica definizione: un corpo che cambia, relazioni da costruire e ricostruire, primi amori, primi odi, primi conflitti.
Soprattutto se hai la sfortuna di essere considerato "diverso" - hai l'apparecchio, sei troppo alto, troppo grassa, hai troppi brufoli ecc. - quello dell'adolescenza può essere un momento complicatissimo. Di certo è stato complesso per la dodicenne di Pordenone che, stanca delle continue offese, ha scritto un inquietante biglietto per i compagni, "ora sarete contenti", e gettato la sua giovane vita dalla finestra. D'altronde il messaggio implicito del gruppo è uno e chiaro: i simili fanno branco, i diversi sono fuori e, quando sei fuori, sei la preda ideale di ogni attacco. Specie di quelli più vili. Nella scuola bene che frequentavo io a dodici anni la discriminante erano i vestiti di marca: se non avevi il Barbour - un cappotto che andava di moda in quel periodo - non eri un figo ed io, spoiler, non solo il Barbour non l'avevo ma non indossavo nulla di firmato. L'ostilità che ne è derivata, profumata di Fahrenheit e vestita Ralph Lauren, mi ha ovviamente rattristato ma, di certo, è stata anche molto utile per fare le prime considerazioni sulle persone, sulla superficialità e sull'importanza di avere amici veri. Grazie alla mia famiglia ho avuto gli strumenti di decifrare questi comportamenti emarginanti, ma tutti i ragazzini hanno questa fortuna? Non credo, anche perchè oltre al bullismo anni '80 gli adolescenti di oggi - ed è il caso della ragazza di Pordenone - rischiano di sperimentare il cyberbullismo che corre sulla rete e di cui, secondo le stime Istat di Dicembre, ben un ragazzo su due è stato vittima prima dei 18 anni. Ed un cyberbullo, grazie alla rete, non solo ha infinite possibilità di offendere e minacciare, ma sa di poterlo fare spesso in modo anonimo, senza esporsi ad alcuna conseguenza o punizione. In questi casi la psicologia consiglia alla famiglia di saper cogliere i segnali che ogni ragazzo dà (sintomi improvvisi come insonnia, disturbi alimentari, isolamento ed ansia, bruschi problemi scolastici, eccessivo tempo trascorso su internet, riluttanza a parlarne se sollecitato), conoscere abbastanza la rete per tutelarlo senza essere invasivo e ricordandogli quelle norme preventive fondamentali di cui un giovane ragazzo può sottovalutare l'importanza (non fornire dati privati, indirizzo, telefono, ecc). E' peraltro evidente che la politica deve saper supportare scuola e la famiglia in questa battaglia troppo spesso sottovalutata: il disegno di legge finalizzato a colpire questa grossa minaccia, già approvato in Senato, ancora non è stato calendarizzato. Il web è un luogo splendido ma alla base della serenità di ragazzi e famiglie deve esserci un uso positivo e sicuro della rete, in questo senso la stessa scuola può essere un luogo di formazione (peraltro fin dalle elementari, in teoria, è prevista l'ora di informatica) e le modalità di segnalazione di ogni eventuale abuso devono essere chiare e manifeste. A tempo stesso chi offende e minaccia un bambino deve poter essere intercettato con maggiore facilità e le vittime di queste vessazioni devono poter contare sul sostegno psicologico di organi preposti. La difesa di ogni debolezza non dev'essere fortuita ed improvvisata, ma parte fondante dei diritti di ogni persona.
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Salgono a 121 le denunce sporte da ragazze e donne tedesche offese, molestate, palpeggiate, picchiate - ed una perfino stuprata - da fanatici nord africani nel'infernale Capodanno tedesco di Colonia. Dare una notizia inserendo l'etnia dell'aggressore è spiacevole, me ne rendo conto, ma credo abbia un senso nella misura in cui questi vigliacchi medievali hanno agito con un modus operandi specifico - dividersi in piccoli gruppi ed attaccare gruppi di sole donne - e secondo un principio punitivo esplicito e lineare: ti vesti con le gambe di fuori, bevi alcolici, giri senza uomini, sei una puttana ed in quanto tale devi pagare. Tutto ciò accompagnato da lanci di bottiglie ed oggetti contundenti contro passanti e forze dell'ordine, una violenza che - si legge nel rapporto diramato oggi dalla polizia - "avrebbe potuto provocare dei morti" e che per giorni è stata sottodimensionata.
Tacere davanti una barbarie del genere è drammaticamente sbagliato e questa faccenda piuttosto del silenzio della Germania meriterebbe una condanna comune da parte dell'intera europa, una presa di posizione ufficiale senza se e senza ma. Se infatti la xenofobia di Salvini mi fa orrore e certe semplificazioni che ho letto su Facebook non le trovo neanche degne di un commento (della serie "tutti gli immigrati siano stupratori" o "chiudiamo le frontiere"), provo altrettanto sdegno nel pensare a ragazze uscite per festeggiate l'anno nuovo e piombate in un turbine di violenza ed umiliazione. In tal senso anche una cautela politicamente corretta eccessiva di certi giornali appare più che altro offensiva nei confronti delle vittime di tale mostruosità che hanno, almeno, il diritto sacrosanto di essere riconosciute come tali. Personalmente ho sentito dire troppo poco che la libertà della donna, come quella d'espressione colpita nei giorni di Charlie Hebdo, è tra quei valori fondamentali che nessuno può mettere in discussione e che chi lo fa, comunitario o extra comunitario che sia, ne deve rispondere davanti alla nostra giustizia con tutte le aggravanti del caso. Le linee guida diramate oggi dal sindaco di Colonia sono ridicole, non è questione di consigliare alle ragazze di tenersi a una certa distanza dagli stranieri, quanto di fare una riflessione su quanto l'accoglienza di alcune persone sia giusta (e l'integrazione vada anzi incentivata) e quella di altre vada del tutto rivista. L'Europa deve innanzitutto avere gli strumenti necessari per questo distinguo. Quanto a noi abbiamo il compito di non fare finta di niente, di esplicitare tutto il nostro sdegno e di difendere ogni sfaccettatura della nostra libertà, è quanto abbiamo di più prezioso per quello che siamo e quello che saremo. Un anno che termina è sempre un'ottima occasione per tirare le somme su cosa questi dodici mesi appena trascorsi abbiano portato con sé, cosa ci hanno lasciato, cosa ci è successo intorno.
I fatti possono essere letti in molte maniere ma gli asettici numeri ci raccontano di un'Italia che, dopo aver trascorso un ventennio ibernata come Han Solo nella grafite, ha ripreso a camminare verso il posto che merita. Mi riferisco ad un Pil che sta crescendo, ad un Job Act che crea occupazione stabile (con tutele crescenti per i lavoratori e politiche attive per il reinserimento), ad Expo 2015 che ha trasformato Milano in una vetrina da 20 milioni di visitatori, agli 80 euro confermati, all'abolizione di Tasi ed Imu sulla prima casa, all'Italicum che scongiura un effetto Spagna e ci garantisce governabilità, all'approvazione contro i reati ambientali o della legge contro il falso in bilancio, sulla fine segreto bancario o della riforma della PA. Ne avrei tanti di dati da citare ma credo che sia gli estimatori che i detrattori di questo governo sappiano bene di cosa stia parando. Questo significa che non siano stati commessi errori? Che quello di Matteo Renzi sia il governo ideale? No di certo ad entrambe le domande, per mille ragioni ma principalmente per una: il governo ideale non esiste. Esiste invece l'immobilismo, esistono i governi che litigano in Tv e non combinano niente in parlamento, esistono coalizioni litigiose come condomini di vecchietti incattiviti, maggioranze che si spartiscono il Paese come proci affamati, Unioni che vanno dal centro destra all'estrema sinistra, politicamente paralizzate per anni. Gran parte di queste opzioni le abbiamo provate sulla nostra pelle negli ultimi vent'anni e, se ne siamo usciti, è perchè abbiamo scommesso su di noi, abbiamo scommesso sull'Italia. E se l'essenza della democrazia è la libera opinione, fosse anche il più aspro degli attacchi, è stato triste quest'anno vedere quanti italiani hanno scommesso contro l'Italia unicamente per attaccare a priori Matteo Renzi. Curioso poi che buona parte di queste critiche arrivino da chi inneggia alle ruspe, da chi vive di dietrologie e di vaffa, da chi butterebbe in mare i profughi che scappano dalla guerra ed arrivano stremati sulle nostre coste, dai fan dell' "iper democrazia" che però espellono al primo colpo di tosse non allineato col capo, da chi vorrebbe una pistola in ogni casa, terrorizzato da vicini, vaccini e qualunque forma di benché minima diversità. Tra le tante sfide del 2016 avremo quella di Roma, elezioni a cui ci presenteremo dopo i non pochi errori commessi nel 2015 che sarebbe ipocrita non citare. Amare Roma significa riconoscere quegli errori, tornare a parlare con la città nella lingua della città, quella del quotidiano e di quanto questo quotidiano - prendere un bus, una metro, gettare l'immondizia, guidare senza morire nelle buche o passare una decade nel traffico, godere della bellezza di Roma e degli eventi organizzati nella massima sicurezza - vada garantito. Basta "one man show" o liti di correnti che giustamente disgustano i cittadini abbandonati, mettiamo in campo una squadra di donne e uomini che vedano la politica non come un fine ma come un mezzo per prendersi cura di una città complessa ma bellissima. Auguri per questo 2016, auguri a chi chi ci crede, auguri a chi non ci crede, auguri a chi forse è tornato a sperarci ed auguri a chi non spera, ma vuole. Stiamo parlando del nostro Futuro ed il bello del nostro Futuro è la necessità di prendersene cura e di lottare ogni giorno affinché sia il più bello possibile. Buon anno! Stamattina parlavo con un negoziante di Piazza Bologna, il quartiere dove abito, a proposito delle sue paure di addobbare vetrine e portico per Natale. La sua perplessità, fomentata da alcuni residenti con cui si era confrontato negli ultimi giorni, era quella di poter essere offensivo verso altre religioni. "Sai, io sto sulla strada tutto il giorno, meglio non farli incazzare questi qui..." mi ha quasi sussurrato.
Ma questi chi? Capiamoci, capisco che essere bombardati da cadenzate iniezioni di terrore e storytelling di attentati ed invasioni sia stressante, ma forse è il caso di fermarsi un secondo a riflettere. Io sono di centro sinistra e credo che il dialogo ed il confronto interculturale sia una ricchezza per nostra società, ma sono convinto che soffocare le nostre tradizioni e la nostra identità per una zona grigia ed indistinta di politically correct al ribasso inzuppato nella paura sia un grave errore. Il sottoscritto, per esempio, al Natale associa il presepe che faceva da bambino nel salotto di sua nonna, gli operai che montavano le luci nelle strade ed il quartiere che, improvvisamente, s'illuminava. Questo dovrebbe essere offensivo verso qualcuno? E se pure offendesse una persona su mille quella singola persona dovrebbe privarci di questa grande festa collettiva, religiosa o laica che sia? Ho promesso all'amico negoziante di portargli una ghirlanda e gli ho strappato l'impegno di appenderla senza timori. Lo farà? Intorno ai 14 anni, grazie a mio padre, ho scoperto Fabrizio De André. Lo ricordo come un'esplosione di poesia applicata al pensiero, alla critica sociale, alla riflessione, alla scoperta del diverso e, da lì, la mia curiosità non si è mai più assopita. Caravaggio, Wilde, Mastroianni, Dalì, Fellini, Kundera, Dante, Mozart, Yourcenar, Gaber, Risi, Saint-Exupéry, Freud, Lynch ecc ecc.
Regalare ai diciottenni cinquecento euro da spendere in cultura - arte, libri, teatro, musica ecc. - vuol dire regalargli nuovi occhi, regalargli il futuro, regalargli una spinta propulsiva a crescere umanamente e vivere vite straordinariamente più intense. In una fase in cui certa stampa e certa politica criticano aprioristicamente - facendo spesso leva sulla pochezza e sull'approssimazione di chi ascolta - e bulimici del terrore violentano l'Islam per attentare al più sacro dei nostri tesori - la Libertà - accogliere nella società un maggiorenne con un regalo del genere vuol dire volergli bene. Volergli bene come un padre. Che poi forse non siete razzisti quando difendete l'osceno titolo di Libero.
No, non siete razzisti, magari siete solo eticamente pigri, culturalmente deficitari. Non siete razzisti, può darsi siate solo geneticamente privi di buon senso ed umanità. Non siete razzisti, forse questo titolo toccherebbe meglio le vostre arrugginite corde e vi farebbe sentire come si sono sentite migliaia di brave persone additate gratuitamente come bastardi. Eh? Branco di razzisti. "Io con i bambini speciali ci lavoro, uno che usa autistico come insulto ci fa solo un piacere se oggi esce dal Pd". Questo lo twittavo a proposito del Senatore Mineo il giorno in cui ha abbandonato il Partito Democratico.
Oggi, grazie ad un'altra perla, torniamo a parlare di lui. "So quanto (Renzi) possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa, fino al punto di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo. Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private." Pizzini senza destinatario ma molti in queste parole hanno visto delle basse insinuazioni a proposito di Matteo Renzi e del Ministro Maria Elena Boschi. Torno quindi a manifestare quanto trovi triste il modo in cui figure rancorose, accolte nell'alta politica su di un immeritato tappeto rosso (Corradino fu imposto come capolista da Bersani, sempre Dio gli renda merito per queste grandi intuizioni), stiano combattendo contro Renzi battaglie squallide sia nella forma che nella sostanza. Forse ora è più chiaro comprendere perchè una grossa parte di questo partito - guarda caso i più giovani, le partite Iva ben lontane dalle garanzie del pubblico impiego, i non imbucati, i non tutelati dal sindacato e dalla sinistra salottiera - abbia vissuto l'arrivo di Renzi come una liberazione. Se quei signori che pensavano di paralizzare l'Italia, anteponendo una gattopardesca e sterile ideologia al necessario processo delle riforme, stanno lasciando la casa in cui a lungo hanno abitato cercando di darle fuoco credo sia giusto evidenzialo. Credo sia giusto verso un paese a cui servono le riforme e non questo gossip rancido, non questo maschilismo radical chic, non quest'entrate a gamba tesa nella vita delle persone e delle loro famiglie. Leggendo queste dichiarazioni credo sia chiaro per tutti il tipo di politica che possiamo aspettarci dal partito che Mineo ed i suoi degni amici stanno per creare, in mancanza di contenuti o di contributi al processo riformatore del paese preferiscono copiare i peggiori editoriali di "Chi"? Ne prendiamo atto. Nel frattempo Mineo può godersi la sua popolarità, è terzo tra i topic trend di Twitter. E quando gli ricapita più. C'era qualcuno veramente disposto a credere che Ignazio Marino non avrebbe ritirato le sue dimissioni? Sono il primo a sostenere che in politica sia necessario lottare per le idee in cui si crede ma Marino, al posto della passione, sta sempre più impostando tutto il suo agire politico sull'ambiguità. Eternamente sospeso tra il dire e non dire, cita Che Guevara e nomina Azzurra Caltagirone nel cda dell'Auditorium, rapsodo e protagonista dello story telling in cui ha sconfitto la mafia a Roma mentre le cronache e le intercettazioni fotografano una città distrutta dal malaffare ed un Buzzi che festeggiava ("...se resta sto sindaco ci magnamo Roma").
Che poi magari non è chiarissimo per tutti ma, nella sua bulimia di consenso, Marino sta imbarcando ogni rappresentante di quella vecchia politica che ha paralizzato questo paese per vent'anni. Vi siete stancati di Bersani, di D'Alema, dei giovani vecchi di Civati ma sostenete il Marino bis? Leggete le recenti dichiarazioni di questi ultimi e, già che ci state, fatevi pure due domande su come questi signori stanno utilizzando la fiducia che avete riposto nel marziano. Un marziano rappresentante della società civile che è stato Senatore per due legislature, Presidente di Commissione, capo corrente, in gara con Bersani e Franceschini come Segretario nazionale. E' esattamente il modello di uomo del popolo che avevate in mente? Il "sindaco ex sindaco" ha i suoi supporter ed è giusto, per carità, si può perfino pensare che Marino sia vittima dei partiti e dei poteri forti ma dovrebbe essere chiaro per chiunque che un sindaco, qualunque sindaco, per fare un buon lavoro deve tener conto della sua giunta, del suo consiglio comunale, del suo partito e dei cittadini che l'hanno sostenuto. Marino può ritirare le dimissioni ma a Roma lo sanno pure i sassi che è politicante finito, cavalcare il consenso di chi ancora crede in lui per strappare una buona parola a Renzi (neanche fosse stato retrocesso all'ultimo posto nel MotoGP) e andare in giro sornione a dire che va tutto bene non è né politica né Roma, ma solo l'ennesimo atto d'una farsa offensiva ed inutile. Abbiamo il Presidente del Consiglio, abbiamo il Presidente della Regione, abbiamo (tra un'immersione e l'altra) il sindaco di Roma. Nel rispetto massimo dei tanti romani, cittadini e amministratori, che parteciperanno oggi alla manifestazione ho qualche difficoltà a mettere a fuoco contro cosa o contro chi stiamo manifestando.
Contro nessuno? Manifestiamo che Roma è piena di brave persone? Ma questo lo sappiamo già, lo sappiamo ogni volta che la nostra vita onesta viene danneggiata, direttamente o indirettamente, per colpa dei corrotti e dei disonesti. Le ferite inferte negli ultimi mesi alla nostra città andavano prevenute, non condannate: la politica non è un comitato di quartiere, la politica ha il potere ed il dovere di impedire il malaffare e, se non lo fa, non ha senso partecipare a gare postume di onestà, magari sfoggiando pure una bella abbronzatura caraibica. L'onestà si difende a fatti, coi denti se serve, non con le chiacchiere del giorno dopo. Gli onesti sanno di essere onesti, è che una buona volta vorrebbero vedere i delinquenti puniti e chi non li sa tutelare a casa. La sera si avvicinava ed il sole rosseggiava basso sulla capitale, Renzi's Landing, quando Lady Bindy immerse la piuma d'oca nell'inchiostro, appose la sua firma sotto la lista dei nomi e consegnò la pergamena ai servi di palazzo affinché la diffondessero quanto prima. Questi, dopo un rapido inchino, la misero in una custodia di pelle di cervo ed uscirono in silenzio dal grande salone.
Fu dopo pochi minuti che una mano robusta bussò con forza al portone della sala, era il capo delle guardie che avvisava la Lady che i membri del Consiglio che lei presiedeva, quello etico, desideravano parlarle. Ad un cenno della donna le guardie si fecero da parte ed una folta delegazione di Lord Consiglieri entrarono trafelati. "Lady Bindy, a nome della Commissione di cui faccio parte intendo oppormi a questa procedura inusuale e lesiva della dignità del Consiglio!" tuonò l'uomo dai capelli color argento che per primo varcò la soglia d'ingresso. "La lista da voi diramata, Milady, non è stata condivisa con la Commissione, i nomi presenti non sono stati ponderati. Come avete potuto fare una cosa del genere?". La donna alzò lo sguardo verso il membro del Consiglio e fece un leggero sorriso "Non capisco le vostre obiezioni, Lord Consigliere. Sono o non sono la massima autorità di questo Consiglio? Ho fatto quello che ritenevo più giusto". L'uomo poggio le mani sul grosso tavolo in legno di faggio che lo separava dalla Lady e protese il corpo nella sua direzione: "Si Milady ma voi, col pretesto della segretezza, avete gestito in totale autonomia i rapporti con la Procura delle terre vicine alla NeaPolis e le prefetture del posto. Avete curato voi, con i vostri fiduciari, la compilazione della lista, noi non ne sapevamo nulla!". Lady Bindy restò qualche secondo in silenzio e fece alcuni passi in direzione della grande vetrata che si affacciava su di una delle piazze più belle del regno, il sole tramontava ed accarezzava i maestosi palazzi della capitale. "Queste accuse mi offendono, Lord DiLellys. Io ho rispettato la legge consegnando ai cittadini del regno l'elenco dei malfattori che non ritengo degni di ricoprire cariche pubbliche. Né voi né nessun altro avete il diritto di contestare una mia decisione". I membri del Consiglio, nel sentire queste parole, si guardarono l'un l'altro indignati e con gli occhi infuocati dallo sdegno presero la parola: "Milady, col dovuto rispetto, come potete parlare a nome di tutti noi senza averci consultato? La commissione che doveva discutere è durata i pochi minuti necessari alla distribuzione delle pergamene! E' stata una farsa, non c'è stata nessuna discussione!", e poi "Alcuni di questi presunti crimini sono avvenuti decadi fa, quale degna autorità può diffondere una lista del genere il giorno prima che il popolo si accinge ad esprimere un voto sui Lord che dovranno governare le terre confederate?" e ancora "Lady Bindy, i criteri da voi utilizzati non figurano su di una legge del Regno ma solo su una pergamena che rimanda ad un codice etico che non dà luogo a sanzioni! Esisteva già una legge, quella voluta dalla Gran Cancelliera Severyno, che definisce i criteri in base ai quali non si possono ricoprire incarichi pubblici! Cosa dite in proposito?". Le voci si fusero in un unico groviglio di parole e proteste sdegnate fino a che il senso delle frasi si perse nel caos. Poi, com'era nato, il rumore cessò ed i Lord guardarono la donna, aspettando una sua risposta. Questa si voltò e li scrutò in modo strano, con un'aria stanca: "Lord consiglieri, non ho molto da dirvi se non che la Commissione ha applicato scrupolosamente il regolamento, io non mi sottraggo alle mie responsabilità e sono in pace con la mia coscienza. Se non avete altro da dirmi vi invito a lasciare le mie stanze". Solo una voce ruppe il silenzio gonfio di indignazione che ne seguì: "Alcuni potrebbero pensare che abbiate usato la nostra Commissione per attaccare il re, sarebbe davvero grave aver sporcato una Commissione sacra come la nostra per saldare una questione privata tra il sovrano e la minoranza dei Lord contrari alla sua elezione. Farebbe calare vergogna su tutti noi, non credete Milady?". Il sole era tramontato, le tenebre avvolgevano ormai la capitale come fumo denso e lo sguardo della donna era avvolto dalla penombra. "Giudicherà il popolo chi usa le istituzioni per fini politici" disse dando le spalle al Consiglio ed uscendo dalla stanza tramite un piccola porta sul retro. Nel frattempo i servi, senza proferir parola, erano entrati nella stanza con lo sguardo basso. Avevano in mano candelabri d'argento grandi e pesanti ma la luce che diffondevano nella stanza era bassa e flebile. |
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Agosto 2017
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