A vedere i grafici Istat inerenti al tasso di disoccupazione in Italia si ha l'impressione d'essere davanti a quei percorsi dei tapis roulant per i patiti del fitness. Una curva che sale sempre di più: passeggiata sostenuta a 8.2 , corsa leggera a 8.6 e, se la corsa intensa a 9.0 vi mette a dura prova muscoli e cuore, fatevi forza perchè il tasso di disoccupazione oggi ha toccato il 9.3% e non sembra voler diminuire. Il dato, già di per sè drammatico, diventa catastrofico se si pensa che i giovani disoccupati sono oggi il 31,9% e che le donne - da veri gentleman - le abbiamo già fatte passare tutte davanti: oggi al sud la disoccupazione femminile ha infatti raggiunto e superato il 50%.
Cerco d'essere sempre lontano dal populismo ed in tal senso sono il primo a dire che la situazione non è semplice, ma detto questo mi pare evidente che se si toglie ai giovani la possibilità d' avere un lavoro è difficile immaginare un nuovo periodo di crescita per l' Italia. E' altrettanto chiaro che se le tasse a carico di lavoratori ed imprese non scenderanno e l' Art.18 non verrà tutelato, i licenziamenti saranno solo la premessa di una valanga che poi inevitabilmente colpirà anche i piccoli imprenditori (categoria all'interno della quale non a caso stanno gradualmente aumentando sia i fallimenti economici che i suicidi). E questo paese di risorse ne avrebbe: è tanto assurdo, per esempio, immaginare l'avvicinamento delle scuole professionali alle piccole e medie imprese? Dare agli studenti la possibilità di imparare direttamente presso le imprese ed agli artigiani di entrare nelle scuole per insegnare direttamente agli studenti? Al sud, per esempio, quello dell'artigianato è un settore molto importante ma sempre più spesso manca di mano d'opera e ricambio generazionale. Si dovrebbe poi investire maggiormente sulla cultura, qualche esempio? Sussidi al cinema italiano (la Francia l'anno scorso ha finaziato 260 pellicole nazionali, l'Italia 61), alle biblioteche (la Biblioteca Nazionale di Roma denuncia da anni mancanza di assunzioni, riduzione dei servizi, precariato e licenziamenti; a Milano il progetto della "Biblioteca europea di Cultura e Formazione" è costato finora 8 milioni di euro alla Regione ma ancora non è iniziato il cantiere), ed ai Musei (a Brera l'anno scorso dopo il taglio del 50% dei fondi stavamo perdendo un Raffaello a causa di un tubo dell'acqua che perdeva). Per la mia generazione questo è un momento molto brutto, uomini e donne di trent'anni sentono che la loro età biologica non corrisponde più alle opportunità che una società sana dovrebbe dare ai suoi giovani, come se non bastasse chi dovrebbe tutelarli sembra invece li disprezzi e dileggi ( la peggio gioventù, sfigati). Quello che mi preoccupa è che si sta progressivamente rompendo un implicito patto generazionale che esiste da sempre: per la prima volta sono le famiglie che stanno sostenendo figli trentenni e quarantenni (con evidente disagio per entrambe le parti) e, come se non bastasse, quando le risorse della famiglia saranno terminate la situazione non potrà che precipitare su se stessa. In tal senso credo di parlare a nome di molti quando dico che siamo stanchi di parole, belle o brutte che siano, vogliamo fatti e proposte. In tal senso questo blog, la mia pagina Twitter o Facebook sono a vostra completa disposizione ed io sarò lieto di pubblicare le vostre idee e le vostre denunce. Torniamo a parlare, torniamo a proporre, torniamo a decidere.
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Agosto 2017
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