Mi dispiace ma non ci riesco. Non riesco a scrivere “auguri”, non riesco a comprare la mimosa dai sorridenti fiorai del quartiere o dai tristi ambulanti che oggi assediano semafori e stradine di Roma. Non ci riesco perché in testa mi riecheggia un dato, 1.740 femminicidi e 6.788.000 episodi d'abuso, è il dato degli ultimi 10 anni in Italia. E non è un bollettino di guerra, è il pane quotidiano del nostro Paese, il bel Paese della pizza, della moda, degli italiani brava gente. Il bel Paese in cui solo da dieci anni lo stupro è un reato contro la persona (e non contro la morale, come fino al 1996) e dove fino al 1991 c'era il delitto d'onore. Come se ammazzare la donna che ti ha tradito avesse anche solo lontanamente qualcosa a che vedere con questo concetto. Ma siamo così, parliamo di “onore” quando dovremmo dire “viltà”, un po' come definiamo “furbetti” i parassiti ed i delinquenti che fingono handicap o timbrano dieci cartellini sul posto di lavoro.
Oggi 8 Marzo s'è parlato di scioperi, di flash-mob, di mimose e di patate, l'attenzione di tutti sul fenomeno, qualche ora, il tempo di guadagnare qualche like su Facebook e Twitter, poi si torna nel silenzio quotidiano. Anzi magari fosse silenzio, il silenzio attira l'attenzione, si torna nel brusio, nel rumore di fondo della società dell'opinione che copre, banalizza, mistifica tutto in un unico calderone. Come se il tema fosse l'andare o meno a ballare in discoteca, gli spogliarellisti o il giudizio di qualche neanderthal su tutto questo. Il tema magari è che in Italia le donne che denunciano (percentuale già bassa) devono far fronte ad una tiritera kafkiana, ai ritorni dell'ex pentito, alle minacce, agli appostamenti, ai “se non sarai mia non sarai di nessun altro”, al controllo, al giudizio. Tutti elementi che fiaccano, giorno dopo giorno, quel naturale impulso a vivere (e non a sopravvivere) con ottimismo, fiducia e felicità. Tutto questo condito dalla naturale inclinazione a non voler nuocere qualcuno che abbiamo amato, dai “poverino”, dai “non è colpa sua”, dai “mi ha detto che è pentito”. Poso darvi una dritta che può salvarvi la vita? Non è vero, non è pentito e se pure lo fosse quando la gelosia prenderà il sopravvento diventerà comunque una bestia. Una bestia che potrebbe ammazzarvi. Lo Stato aiuta, vero, ma lo fa poco e male, consente per esempio alla donna che presenta una denuncia per stalking o maltrattamento di ritirarla senza darle il doveroso sostegno in un contesto in cui, 9 volte su 10, subirà forti minacce e pressioni dal denunciato. Tutto ciò in una società che continua a promuovere l'immagine della donna che deve piacere, compiacere, essere bella ma che - quando trova la forza per denunciare e, magari sostenuta dai centri anti violenza, vince la causa contro l'ex violento – si ritrova un ordine restrittivo di 500 metri per l'uomo che la vuole ammazzare e che quindi, (come le cronache ci raccontano quasi giornalmente), ha tutto il tempo per farlo. Non vi dico quindi auguri, vi dico piuttosto di buttare i vecchi libri di favole in cui la principessa aspetta il principe in una bara di ghiaccio o nelle segrete d'un castello perchè la salvi. Non siete principesse, non lo sarete mai, non vi fate prendere per il culo dai prodotti per pulire i pavimenti o dai latin lover sfigati che vi riempiono di belle parole per buttarvi una vita in casa a preparargli da mangiare e lavargli le mutande. Scrivetelo voi un libro, quello in cui la mamma single tira fino a fine giornata per il sorriso del proprio bambino, quello in cui la ragazza oppressa riesce ad uscire dalla sua gabbia (spesso manco dorata), quella in cui la donna lascia l'uomo che dice di amarla ma la picchia e la svilisce per ogni banalità. Viva Frida Kahlo, viva Bebe Vio, viva Samanta Cristoforetti, viva Rita Levi Montalcini e tutte voi che non siete artiste, campionesse, astronaute o Nobel ma siete donne, donne in gamba e libere.
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Agosto 2017
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