Un anno che termina è sempre un'ottima occasione per tirare le somme su cosa questi dodici mesi appena trascorsi abbiano portato con sé, cosa ci hanno lasciato, cosa ci è successo intorno.
I fatti possono essere letti in molte maniere ma gli asettici numeri ci raccontano di un'Italia che, dopo aver trascorso un ventennio ibernata come Han Solo nella grafite, ha ripreso a camminare verso il posto che merita. Mi riferisco ad un Pil che sta crescendo, ad un Job Act che crea occupazione stabile (con tutele crescenti per i lavoratori e politiche attive per il reinserimento), ad Expo 2015 che ha trasformato Milano in una vetrina da 20 milioni di visitatori, agli 80 euro confermati, all'abolizione di Tasi ed Imu sulla prima casa, all'Italicum che scongiura un effetto Spagna e ci garantisce governabilità, all'approvazione contro i reati ambientali o della legge contro il falso in bilancio, sulla fine segreto bancario o della riforma della PA. Ne avrei tanti di dati da citare ma credo che sia gli estimatori che i detrattori di questo governo sappiano bene di cosa stia parando. Questo significa che non siano stati commessi errori? Che quello di Matteo Renzi sia il governo ideale? No di certo ad entrambe le domande, per mille ragioni ma principalmente per una: il governo ideale non esiste. Esiste invece l'immobilismo, esistono i governi che litigano in Tv e non combinano niente in parlamento, esistono coalizioni litigiose come condomini di vecchietti incattiviti, maggioranze che si spartiscono il Paese come proci affamati, Unioni che vanno dal centro destra all'estrema sinistra, politicamente paralizzate per anni. Gran parte di queste opzioni le abbiamo provate sulla nostra pelle negli ultimi vent'anni e, se ne siamo usciti, è perchè abbiamo scommesso su di noi, abbiamo scommesso sull'Italia. E se l'essenza della democrazia è la libera opinione, fosse anche il più aspro degli attacchi, è stato triste quest'anno vedere quanti italiani hanno scommesso contro l'Italia unicamente per attaccare a priori Matteo Renzi. Curioso poi che buona parte di queste critiche arrivino da chi inneggia alle ruspe, da chi vive di dietrologie e di vaffa, da chi butterebbe in mare i profughi che scappano dalla guerra ed arrivano stremati sulle nostre coste, dai fan dell' "iper democrazia" che però espellono al primo colpo di tosse non allineato col capo, da chi vorrebbe una pistola in ogni casa, terrorizzato da vicini, vaccini e qualunque forma di benché minima diversità. Tra le tante sfide del 2016 avremo quella di Roma, elezioni a cui ci presenteremo dopo i non pochi errori commessi nel 2015 che sarebbe ipocrita non citare. Amare Roma significa riconoscere quegli errori, tornare a parlare con la città nella lingua della città, quella del quotidiano e di quanto questo quotidiano - prendere un bus, una metro, gettare l'immondizia, guidare senza morire nelle buche o passare una decade nel traffico, godere della bellezza di Roma e degli eventi organizzati nella massima sicurezza - vada garantito. Basta "one man show" o liti di correnti che giustamente disgustano i cittadini abbandonati, mettiamo in campo una squadra di donne e uomini che vedano la politica non come un fine ma come un mezzo per prendersi cura di una città complessa ma bellissima. Auguri per questo 2016, auguri a chi chi ci crede, auguri a chi non ci crede, auguri a chi forse è tornato a sperarci ed auguri a chi non spera, ma vuole. Stiamo parlando del nostro Futuro ed il bello del nostro Futuro è la necessità di prendersene cura e di lottare ogni giorno affinché sia il più bello possibile. Buon anno!
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Agosto 2017
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