Le ore che seguono attentati abominevoli come quello avvenuto ieri a Nizza hanno tutti un copione simile: i testimoni, portatori sani d'un orrore bagnato di paura, il dolore condiviso, come gas invisibile che permea i luoghi del nostro quotidiano, uffici, mercati, piazze, bar. Sempre più consapevoli che uffici, mercati, piazze e bar potrebbero essere i prossimi luoghi insanguinati, come una feroce roulette russa su scala mondiale. E poi i politici, quelli che provano a fare il loro lavoro e quelli che cavalcano la strage con una ferocia populista e assolutamente inutile. "Ormai le preghiere non bastano più, occorrono le maniere forti" sbraita da Twitter Salvini all' una di notte, con i corpi ancora stesi in terra, coperti con le tovaglie dai ristoratori che hanno soccorso ed accolto i feriti da questa strage. Nel frattempo il sedicente stato islamico festeggia, altro che tritolo e gas nervino, basta un camion per fare una strage in un giorno importante come il 14 Luglio. Quel 14 Luglio patrimonio della nostra società come la lampadina, i testi di Kant, la carta dei diritti umani, quel 14 Luglio che ci appartiene come Voltaire, come il diritto di ogni donna di vestirsi come le pare, di lavorare, di essere laica o credente, ci appartiene come il concetto stesso della libertà.
I terroristi trionfanti festeggiano, è vero, ma festeggiano la carneficina che qualcuno ha ben visto di pubblicare on line facendo, volontariamente o no, un bello spot nero alla strage, ovviamente retwittato da così tanti utenti in cerca di "mi piace" o "follow" che perfino lo Stato francese ha chiesto ufficialmente di non rilanciare più quest'orrore sui social. Croce e delizia di internet, se infatti è vero che la rete è stata fondamentale in queste ore per rintracciare dispersi e feriti tramite #RechercheNice, è pur vero che dall' 11 Settembre ogni giorno nascono siti che inventano e rilanciano - per lucro o diletto - false notizie funzionali ad aumentare l'odio interrazziale. Tutto questo in un Paese come l'Italia che vanta il triste primato mondiale di analfabetismo funzionale (il 57%) credo possa essere un tema su cui ragionare. Di certo, stando a quanto leggo oggi sui social, se governassero direttamente i popoli saremmo alla ventesima guerra mondiale o, più semplicemente, ci saremmo estinti. Fintanto che estinti ancora non siamo proviamo a fare un passo in avanti, contro chi vuole alzare muri emotivi tra noi ed un intera cultura di miliardi di persone con la scusa che "tutti i terroristi sono islamici" (Feltri, poche sere fa su In Onda, prima di uscire dallo studio mandando tutti a quel paese), proviamo ad alzare ponti solidali, a restare umani. Stanotte ho dormito col peso sul cuore della carneficina di Nizza ma provo lo stesso peso quando penso ai 147 ragazzini di Garissa (Kenya) ammazzati dal gruppo terroristico islamista di Al-Shabaab, ai 146 civili di Kobane (Siria), ai 224 passeggeri dell’aereo russo Metrojet abbattuto sul Sinai da una bomba dell'Isis, ai 2.000 morti di Baga (Nigeria) ad opera dei miliziani jihadisti di Boko Haram. E poi il Libano, lo Yemen, l'Iraq ma lì je suis nessuno. Il silenzio dei social occidentali dopo ognuna di queste stragi è un grido d'indifferenza che ci allontana da quell'empatia globale alla base di una società multietnica e multiculturale ma che deve saper essere ferma e coesa contro la cultura dell morte. Chiediamo con forza che l'islam moderato si esponga contro i macellai dell'Isis? Con la stessa forza dovremmo essere empatici con i nostri fratelli kenioti, siriani, nigeriani, libanesi, iracheni ecc ogni volta che questi assassini esaltati fanno saltare in aria i loro mercati, i loro giardini pubblici, i loro bambini, le loro strade. Non regaliamo neanche un briciolo della nostra libertà a questi avanzi di medioevo, con tutta la rabbia, tutto il dolore, ritroviamo la nostra umanità, sarà più semplice salvarla dal terrore.
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Agosto 2017
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