Credo che da quando Beppe Grillo ha sdoganato il più nauseante sessismo col suo "Cosa faresti in auto con la Boldrini?", la Presidente della Camera abbia il triste primato di essere la politica più attaccata sui social network italiani. Tra l'odio scaturito da bufale su fantomatici parenti che gestirebbero miliardari centri d'accoglienza e presunte dichiarazioni sugli extracomunitari, l'ennesimo attacco arrivato su Facebook non credevo avrebbe fatto così tanto clamore. Fortunatamente mi sbagliavo.
Qualche giorno fa è infatti stata pubblicata – e condivisa alla velocità della luce – una disgustosa vignetta che, essenzialmente, augura a Laura Boldrini d'essere violentata da uno di quegli immigrati che lei definisce "risorsa". Il tutto condito da un commento razzista di una violenza inaudita. Più della gratuita ferocia del post sono rimasto colpito dalle reazioni: non tanto dal gusto famelico con cui le anime nere hanno condiviso questa mostruosità, quanto dalla rassegnazione e dalla blanda condanna della parte sana della barricata. Nella fattispecie noi. Voglio dirlo con chiarezza, in questa deriva iper moderata - per non dire apatica - che alcuni hanno assunto all'interno del centro sinistra italiano io non mi ci ritrovo. L'Italia è attraversata da crescenti reflussi fascisti (la degenerazione, dai lidi veneti che inneggiano al duce ai pestaggi organizzati di Mantova, è stata rapidissima) al punto che sui cartelloni elettorali di "Noi con Salvini" si inneggia apertamente al fascismo come reazione a Matteo Renzi. Sdoganato l'estremismo i social sono diventati la "miniera d'odio" di paranoici disagiati e di chi fabbrica i siti bufala che di quel livore telecomandato vive: circoncisione obbligatoria entro il 2020, spiaggia per migranti vietata agli italiani, bambini immuni allo pneumococco a sostegno della causa No-vax, islamici che deturpano statue sacre, festini omosessuali in pieno giorno e così via. Sono post spesso caratterizzati da una grammatica atroce ed un altissimo impatto sulle persone suggestionabili che, sempre di più, portano quella rabbia ignorante nel proprio quotidiano: l'albergatore calabrese che rifiuta l'affitto alla coppia gay e la negoziante di Torino che non vuole una commessa fidanzata con un ragazzo di colore, le aggressioni anti-vacciniste ai deputati dem che hanno votato il decreto Lorenzin, le manifestazioni pubbliche contro lo Ius Soli (confuso pretestuosamente con i barconi) ed i barconi di profughi trattati come invasori armati di esplosivo, kebab e corano. E noi che siamo il centro sinistra italiano come reagiamo a questa deriva? Lo facciamo restando in difesa, con educata moderazione, quasi che gli attacchi ai più deboli ci abbiano fiaccato ed ulteriormente diviso invece di ricordarci chi siamo e perchè facciamo politica. Personalmente sono stanco di vivere in un Paese dove il confine tra vero e falso sia così labile, dove ogni criminale o psicolabile può pubblicare quest'immondizia, incitare all'odio razziale, dileggiare chi crede - fosse anche il Presidente del Consiglio, della Camera o della Repubblica - e restare impunito. Sono stanco del poco pathos con cui difendiamo i nostri valori, con cui lasciamo che nell'immaginario collettivo il concetto di "democratico" venga associato a buonisti amici delle banche, dei clandestini coi telefonini e di Salvatore Buzzi. Ecco perchè sono entusiasta che la Presidente della Camera abbia deciso di denunciare – come donna, madre e rappresentante delle istituzioni – gli autori dei suddetti attacchi indegni. Sono entusiasta perchè convinto che la rete, concepita come un luogo di confronto tra pensieri magari divergenti ma rispettosi l'uno dell'altro, rischi di trasformarsi in un pozzo nero in cui né le regole né le persone valgano più nulla. Altri paesi europei si stanno muovendo per arginare questa inquietante deriva: in Germania, per esempio, il governo federale ha dato il via libera al progetto di legge che prevede multe fino a 50 milioni di euro per i giganti del web come Facebook, YouTube e Twitter che non saranno in grado di cancellare o comunque rendere velocemente inaccessibili fake-news, minacce, offese, incitazioni all'odio di ogni genere. Al fine di sollecitare una presa di posizione seria anche in Italia ho pensato di contribuire in piccola parte lanciando una petizione on-line che chiunque può sottoscrivere concretamente in pochi secondi (clicca qui). E' un modo per dire eccoci, per dire no alla barbarie, per non restare a guardare mentre qualcuno confonde consapevolmente la libertà d'espressione con il diritto di offendere, deturpare ed odiare: #adessobasta.
2 Commenti
Mi dispiace ma non ci riesco. Non riesco a scrivere “auguri”, non riesco a comprare la mimosa dai sorridenti fiorai del quartiere o dai tristi ambulanti che oggi assediano semafori e stradine di Roma. Non ci riesco perché in testa mi riecheggia un dato, 1.740 femminicidi e 6.788.000 episodi d'abuso, è il dato degli ultimi 10 anni in Italia. E non è un bollettino di guerra, è il pane quotidiano del nostro Paese, il bel Paese della pizza, della moda, degli italiani brava gente. Il bel Paese in cui solo da dieci anni lo stupro è un reato contro la persona (e non contro la morale, come fino al 1996) e dove fino al 1991 c'era il delitto d'onore. Come se ammazzare la donna che ti ha tradito avesse anche solo lontanamente qualcosa a che vedere con questo concetto. Ma siamo così, parliamo di “onore” quando dovremmo dire “viltà”, un po' come definiamo “furbetti” i parassiti ed i delinquenti che fingono handicap o timbrano dieci cartellini sul posto di lavoro.
Oggi 8 Marzo s'è parlato di scioperi, di flash-mob, di mimose e di patate, l'attenzione di tutti sul fenomeno, qualche ora, il tempo di guadagnare qualche like su Facebook e Twitter, poi si torna nel silenzio quotidiano. Anzi magari fosse silenzio, il silenzio attira l'attenzione, si torna nel brusio, nel rumore di fondo della società dell'opinione che copre, banalizza, mistifica tutto in un unico calderone. Come se il tema fosse l'andare o meno a ballare in discoteca, gli spogliarellisti o il giudizio di qualche neanderthal su tutto questo. Il tema magari è che in Italia le donne che denunciano (percentuale già bassa) devono far fronte ad una tiritera kafkiana, ai ritorni dell'ex pentito, alle minacce, agli appostamenti, ai “se non sarai mia non sarai di nessun altro”, al controllo, al giudizio. Tutti elementi che fiaccano, giorno dopo giorno, quel naturale impulso a vivere (e non a sopravvivere) con ottimismo, fiducia e felicità. Tutto questo condito dalla naturale inclinazione a non voler nuocere qualcuno che abbiamo amato, dai “poverino”, dai “non è colpa sua”, dai “mi ha detto che è pentito”. Poso darvi una dritta che può salvarvi la vita? Non è vero, non è pentito e se pure lo fosse quando la gelosia prenderà il sopravvento diventerà comunque una bestia. Una bestia che potrebbe ammazzarvi. Lo Stato aiuta, vero, ma lo fa poco e male, consente per esempio alla donna che presenta una denuncia per stalking o maltrattamento di ritirarla senza darle il doveroso sostegno in un contesto in cui, 9 volte su 10, subirà forti minacce e pressioni dal denunciato. Tutto ciò in una società che continua a promuovere l'immagine della donna che deve piacere, compiacere, essere bella ma che - quando trova la forza per denunciare e, magari sostenuta dai centri anti violenza, vince la causa contro l'ex violento – si ritrova un ordine restrittivo di 500 metri per l'uomo che la vuole ammazzare e che quindi, (come le cronache ci raccontano quasi giornalmente), ha tutto il tempo per farlo. Non vi dico quindi auguri, vi dico piuttosto di buttare i vecchi libri di favole in cui la principessa aspetta il principe in una bara di ghiaccio o nelle segrete d'un castello perchè la salvi. Non siete principesse, non lo sarete mai, non vi fate prendere per il culo dai prodotti per pulire i pavimenti o dai latin lover sfigati che vi riempiono di belle parole per buttarvi una vita in casa a preparargli da mangiare e lavargli le mutande. Scrivetelo voi un libro, quello in cui la mamma single tira fino a fine giornata per il sorriso del proprio bambino, quello in cui la ragazza oppressa riesce ad uscire dalla sua gabbia (spesso manco dorata), quella in cui la donna lascia l'uomo che dice di amarla ma la picchia e la svilisce per ogni banalità. Viva Frida Kahlo, viva Bebe Vio, viva Samanta Cristoforetti, viva Rita Levi Montalcini e tutte voi che non siete artiste, campionesse, astronaute o Nobel ma siete donne, donne in gamba e libere. Caro Presidente,
mi chiamo Stefano e, oltre ad essere iscritto all'Anpi ed essere stato membro del suo Direttivo presso la sezione "A. Raponi", sono stato Segretario della sezione Italia Lanciani del Partito Democratico. Ho letto con attenzione la tua intervista a "La Repubblica", in cui sostieni che "il Pd non ha rispetto della nostra storia" e spieghi le ragioni per cui ritieni sia meglio non partecipare alla Festa dell'Unità. Il fulcro del problema sembra essere che l'Anpi vorrebbe, alla festa d'un partito che ritiene talmente importante la riforma costituzionale da stampare "l'Italia che dice Si" sulle proprie tessere, sostenere con i banchetti le ragioni del "No". "Se invito qualcuno a cena, non gli dico di chi deve parlare bene e di chi male. Lo lascio libero di esprimersi" sostieni nell'intervista, vero ma se invito un caro amico al compleanno di mio padre e lo trovo in un angolo del soggiorno a sostenere pubblicamente che le sue idee non valgono nulla chiedo gentilmente all'amico di smetterla e, se vuole, di confrontarsi con me o con lui. E non credo così facendo d'essere sgarbato con l'amico quanto, piuttosto, di tutelare mio padre. Sostieni inoltre che la Festa dell'Unità è una festa di tutti e che "non si possono porre dei limiti tranne quello di non ammettere i fascisti". Quindi i fascisti non li facciamo nemmeno presenziare ma assieme a loro (penso a Lega, ad certi esponenti di Forza Italia, a Grillo che sostiene "l'antifascismo non mi compete" e - ovviamente - a Casapound) votiamo "No" alla madre delle riforme del principale partito di centro sinistra italiano? La cosa mi confonde. Per il grande rispetto che nutro per la tua storia e di tutti i partigiani come te, per l'antifascismo della tua generazione che continua a camminare sulle gambe della mia, perché credo che siano immensamente più le cose che ci uniscono (l'antifascismo, la lotta al razzismo, all'omofobia, alla xenofobia, all'antisemitismo, al terrorismo e alla illegalità, solo per citarne qualcuna) da quelle che ci dividono ti chiedo di partecipare alla Festa dell'Unità organizzata dal Partito Democratico perchè è anche la tua, anche la nostra festa. Non è questa la sede per elencare le ragioni che spingono me, e i tanti promotori del "Sì", a sostenere con forza questa riforma, credo peraltro che tu le conosca come io, forse, conosco le opposizioni dei comitati per il "No" (e non considero neanche tutti quelli che non vedono questa riforma come un fine ma come un mezzo per colpire Matteo Renzi). Ti invito piuttosto a valutare la Festa dell'Unità come un luogo di confronto democratico piuttosto che di contrapposizione sterile d'idee, ai dibattiti partecipano molti comitati per il "No" e sarebbe molto più interessante conoscere le tue posizioni lì piuttosto che assistere all'autoreferenzialità d'un banchetto isolato. Ho letto di non pochi partigiani che sosterranno il "Si" - da Innamorati, a Petacco, al "diavolo" Nicolini solo per fare qualche nome - questo conferma, secondo me, quanto questo tema richieda non arroccamenti ma ulteriori momenti di approfondimento ed analisi, spero condivise. Ti ringrazio per il tuo tempo e ti saluto con stima. Stefano Borioni Sui social utilizzano profili "fake" (foto di attori, nomi inventati, talvolta solo delle sigle) ma promuovono un odio drammaticamente vero. Il recente ricovero di Luciano Violante dopo un improvviso malanno ha smosso, come qualche tempo fa per Bersani, l'odio atavico della rete vicina ai 5 Stelle.
Una delle balle più in voga legate il Movimento è che Grillo abbia canalizzato in politica un odio che altrimenti sarebbe stato distruttivo per la società. Io penso esattamente il contrario: Grillo ha politicizzato un odio ed una violenza che altrimenti sarebbe rimasto, com'era giusto che fosse, ai margini della società e trattato come tale. La gente che crea consenso intorno ad hashtag come #muori Violante dopo esser stata fomentata dai post pieni d'odio di Grillo o Di Battista che dimensione politica può avere? Supponendo pure che realmente Di Battista prenda 3.000€ al mese (cosa non vera, lo stipendio è di €3.187 + €6.287 di rimborsi spese), supponendo pure che il Pd perda consenso tra i ragazzi perchè ha problemi a comunicare ed a valorizzare i propri giovani (cosa vera, le migliori menti della mia generazione nei municipi portano l'acqua con le orecchie e se si candidano passano da arroganti nonostante non vinciamo neanche in una periferia romana), quale visione politica vive senza la componente umana? Distruggendo la propria umanità questa massa di haters distrugge l'umanità della nostra società ed è purtroppo quello che la nauseata e nauseabile società di oggi - pensiamo a Trump, brexit ecc - sembra volere. Ed il Movimento per questo si presta benissimo: già nella semplicistica dicotomia noi (intrinsecamente buoni, bravi, onesti) e loro (Pdioti, ladri, infami) che piace tanto alle masse (piaceva anche a quelle della Germania del '32), sarà perchè in Italia non si arriva più a studiare la storia del '900, l'ascesa del fascismo e la violenza che l'ha caratterizzato ma mi torna in mente quella frase per cui "si fa una guerra quando il popolo ha scordato quella precedente". E' stato d'altronde Grillo a dire "l'antifascismo non mi compete, Casapound ha idee condivisibili, non possiamo non essere d'accordo sui concetti" (qui il video, guardate la sintonia). Il giorno in cui morì Casaleggio ricordo un grande rispetto da parte di tutti i miei amici, follower o conoscenti, magari qualcuno si chiedeva quale sarebbe stata la reazione se a morire fosse stato un esponente del Pd. Io credo che la nostra diversità sia il nostro punto d'orgoglio e ricordo che proprio quell'atteggiamento spiazzò molti anonimi sciacalli da tastiera, ci definirono falsi, ipocriti. Noi però non siamo ipocriti, siamo diversi, siamo umani e ne siamo orgogliosi. P.S. Forza Luciano! Le ore che seguono attentati abominevoli come quello avvenuto ieri a Nizza hanno tutti un copione simile: i testimoni, portatori sani d'un orrore bagnato di paura, il dolore condiviso, come gas invisibile che permea i luoghi del nostro quotidiano, uffici, mercati, piazze, bar. Sempre più consapevoli che uffici, mercati, piazze e bar potrebbero essere i prossimi luoghi insanguinati, come una feroce roulette russa su scala mondiale. E poi i politici, quelli che provano a fare il loro lavoro e quelli che cavalcano la strage con una ferocia populista e assolutamente inutile. "Ormai le preghiere non bastano più, occorrono le maniere forti" sbraita da Twitter Salvini all' una di notte, con i corpi ancora stesi in terra, coperti con le tovaglie dai ristoratori che hanno soccorso ed accolto i feriti da questa strage. Nel frattempo il sedicente stato islamico festeggia, altro che tritolo e gas nervino, basta un camion per fare una strage in un giorno importante come il 14 Luglio. Quel 14 Luglio patrimonio della nostra società come la lampadina, i testi di Kant, la carta dei diritti umani, quel 14 Luglio che ci appartiene come Voltaire, come il diritto di ogni donna di vestirsi come le pare, di lavorare, di essere laica o credente, ci appartiene come il concetto stesso della libertà.
I terroristi trionfanti festeggiano, è vero, ma festeggiano la carneficina che qualcuno ha ben visto di pubblicare on line facendo, volontariamente o no, un bello spot nero alla strage, ovviamente retwittato da così tanti utenti in cerca di "mi piace" o "follow" che perfino lo Stato francese ha chiesto ufficialmente di non rilanciare più quest'orrore sui social. Croce e delizia di internet, se infatti è vero che la rete è stata fondamentale in queste ore per rintracciare dispersi e feriti tramite #RechercheNice, è pur vero che dall' 11 Settembre ogni giorno nascono siti che inventano e rilanciano - per lucro o diletto - false notizie funzionali ad aumentare l'odio interrazziale. Tutto questo in un Paese come l'Italia che vanta il triste primato mondiale di analfabetismo funzionale (il 57%) credo possa essere un tema su cui ragionare. Di certo, stando a quanto leggo oggi sui social, se governassero direttamente i popoli saremmo alla ventesima guerra mondiale o, più semplicemente, ci saremmo estinti. Fintanto che estinti ancora non siamo proviamo a fare un passo in avanti, contro chi vuole alzare muri emotivi tra noi ed un intera cultura di miliardi di persone con la scusa che "tutti i terroristi sono islamici" (Feltri, poche sere fa su In Onda, prima di uscire dallo studio mandando tutti a quel paese), proviamo ad alzare ponti solidali, a restare umani. Stanotte ho dormito col peso sul cuore della carneficina di Nizza ma provo lo stesso peso quando penso ai 147 ragazzini di Garissa (Kenya) ammazzati dal gruppo terroristico islamista di Al-Shabaab, ai 146 civili di Kobane (Siria), ai 224 passeggeri dell’aereo russo Metrojet abbattuto sul Sinai da una bomba dell'Isis, ai 2.000 morti di Baga (Nigeria) ad opera dei miliziani jihadisti di Boko Haram. E poi il Libano, lo Yemen, l'Iraq ma lì je suis nessuno. Il silenzio dei social occidentali dopo ognuna di queste stragi è un grido d'indifferenza che ci allontana da quell'empatia globale alla base di una società multietnica e multiculturale ma che deve saper essere ferma e coesa contro la cultura dell morte. Chiediamo con forza che l'islam moderato si esponga contro i macellai dell'Isis? Con la stessa forza dovremmo essere empatici con i nostri fratelli kenioti, siriani, nigeriani, libanesi, iracheni ecc ogni volta che questi assassini esaltati fanno saltare in aria i loro mercati, i loro giardini pubblici, i loro bambini, le loro strade. Non regaliamo neanche un briciolo della nostra libertà a questi avanzi di medioevo, con tutta la rabbia, tutto il dolore, ritroviamo la nostra umanità, sarà più semplice salvarla dal terrore. Chinyery canta questa tristissima canzone in memoria di Emmanuel, quel compagno morto per difenderla, ammazzato da un inutile razzista italiano che ci riempie il cuore di pena e di vergogna. Chinyery è passata attraverso le stragi di Boko Haram, le stesse che hanno sterminato la famiglia di Emmanuel davanti ai suoi occhi, è passata per la violenza e per le torture in Libia, è passata attraverso quel mare che inghiotte ogni giorno i suoi connazionali, è passata attraverso una violenta emorragia che le ha procurato un aborto, privandola della gioia di costruire un futuro dopo tanto orrore subito. Voleva stare con Emmanuel, semplicemente e serenamente ma un nostro connazionale, forse ripensando a quanto detto da quel leghista che neanche nomino del Ministro Kienge o forse per una sua "brillante" idea, ha pensato che sembrava una "african scimmia" e che era giusto apostrofarla come tale. D'altronde il fratello dice che lo faceva spesso con gli immigrati, gli tirava le noccioline per far ridere i suoi degni compari di nulla. Chinyery in casa nostra è stata umiliata, aggredita e resa vedova con una bestialità inaudita. Che casa nostra, per quel briciolo che vale, diventi anche casa sua, contro i mostri che tirano le noccioline e contro quelli che, dal proprio alto incarico politico o giornalistico continuano per vile opportunismo ad offendere la memoria dell'uomo che l'ha difesa. Nella speranza che ogni vostro commento, ogni vostro post, ogni vostro tweet possa arrivare ed isolare l'assassino al suo infame crimine, ho firmato affinché il Presidente italiano Mattarella voglia concedere la Cittadinanza onoraria per Chinyery. Su internet ci sono tante piattaforme di raccolta firma, io ho trovato questa ed ho contribuito personalmente e tramite i miei amici a diffonderla. Qualcuno ha detto che finché il colore della pelle di un essere umano sarà più importante di quello dei suoi occhi ci sarà la guerra e, in questa nostra guerra al razzismo ed al fascismo, credo sia importante esplicitare da quale parte della barricata siamo. Grazie. La prima volta che ho parlato di Europa ero un ragazzino e l'ho fatto con mio padre, seduti sul divano nella loro casa a Montesacro. C'erano le lire, in tv imperversavano i video di Madonna e l'Europa era un bel concetto, un concetto di unione dei popoli, di stabilità sociale ed economica. Un concetto di serenità dopo i nazionalismi che avevano fatto a pezzi quel mondo in cui i miei genitori erano nati e che la loro generazione, tra molte rinunce, ha cercato di ricucire.
La prima volta che ho valutato l'ipotesi di iscrivermi al Pd era il 2009, registravo video politici su YouTube ed un consigliere municipale mi chiese perchè, al di la della rete, non provavo ad impegnarmi sul mio territorio per un progetto appena nato, un'idea riformista, europeista e di centro-sinistra. Se c'è una cosa che non è mancata in entrambi i progetti è stato l'entusiasmo, lo slancio, l'ottimismo ma - flash forward - ci ritroviamo oggi con un' Europa che scricchiola mentre i mercati crollano ed un Partito Democratico che a Roma e a Torino sventola bandiera bianca. "E' colpa delle persone" ho sentito dire tanto in questi giorni, queste benedette persone che non capiscono niente (a differenza nostra che invece capiamo sempre tutto) senza valutare che forse il problema, più che cognitivo, è umano, che le narrazioni hanno creato delle aspettative che la realtà ha disconfermato quotidianamente. La moneta unica, stando allo storytelling, avrebbe portato benessere e stabilità economica, vi risulta? E poi la crisi e con essa licenziamenti, disoccupazione, spread, austerity. L' Europa è stata percepita come una struttura elitaria, chiusa, pronta a chiedere sacrifici e a livellare verso il basso le eccellenze nazionali. E magari fosse solo un problema economico. Vogliamo parlare della gestione degli immigrati e dei rifugiati? Dei muri alzati e del filo spinato? Della Grecia sull'orlo del default? Vi stupisce che le narrazioni delle destre populiste siano state che i burocrati lontani ed austeri stessero rubando giorno dopo giorno la sovranità nazionale di ogni Paese? Ma chi, se non l'UE stessa, ha dato alle destre gli strumenti per questa lettura euro-fobica? Salto spazio temporale, zoom, Italia, Roma. Mafia capitale, arresti, commissariamento, rapporto Barca, potere per il potere, circoli "cattivi", circoli "mafiosi", segretari, iscritti e attivisti confusi ed offesi. E poi referendum, gestione del referendum, sfottò post referendum, "ciaone" si, ma ce l'hanno detto loro a noi. D'altronde il Pd in questi mesi ha dato l'impressione di essere vicino ai cittadini o ai poteri forti? Il 16 giugno di un anno fa 19 milioni di italiani pagavano la prima rata dell' Imu, oggi quei soldi rimangono nelle loro tasche (e questa volta per sempre visto che la legge impedisce ai comuni di aumentare altre tasse). E poi unioni civili, la legge Dopo Di Noi, Jobs Act. Ma nella narrazione siamo quelli degli inciuci con le banche, il papà della Boschi e Mafia Capitale. Ed a Roma non è bastato l'impegno, la passione e l'onestà di Roberto Giachetti perchè il problema è a monte, è nelle correnti, nei capi bastone, prevedibili e ingombranti conseguenze se trasformi il Pd nel partito degli eletti e non di chi se lo vive ogni giorno sul territorio. Il partito della fedeltà e non quello del merito. Non vinciamo in una periferia romana, non abbiamo con noi giovani under 45, ne vogliamo parlare? Brexit, Roma e Torino in mano ai cinque stelle, due batoste nel giro di pochi giorni e due motivi di gioia per Grillo, Salvini, Farage, Le Pen. Ripartiamo da questo, ripartiamo dagli errori, mettiamo in atto ad ogni livello politiche di partecipazione, parliamo delle persone, parliamo con le persone o saranno le persone a non voler più parlare con noi. Con la scorsa notte si è conclusa questa lunga e complessa fase elettorale per Roma e per il nostro Municipio, non posso che complimentarmi con il Sindaco Raggi ma sarei ipocrita se nascondessi la preoccupazione per la mia città e l'amarezza per Roberto Giachetti. Nel caso specifico credo che il Pd abbia fatto il risultato peggiore con il suo candidato migliore e che sia un gran peccato, prima di tutto per Roma.
In II Municipio, nota positiva tra tante negative, Francesca Del Bello è stata eletta Presidente, la squadra del Pd ha confermato la sua amministrazione territoriale e Orlando Corsetti, già Presidente del Municipio e consigliere comunale ha confermato il suo incarico. Quanto al sottoscritto, nonostante i voti ottenuti al primo turno non fossero comunque sufficienti per entrare in Consiglio, ho fatto del mio meglio per dare una mano a questa squadra e, in tal senso, voglio ringraziare i miei amici che hanno comunque sostenuto il PD municipale e contribuito a questa vittoria. Il fatto che il nostro Municipio sia uno dei pochissimi in cui il Pd vince dimostra quanto questi amministratori siano radicati sul territorio e, di conseguenza, quanto per me sia stato difficile confrontarmi con tutti loro per trovare un varco al primo turno. In questo senso ogni voto ottenuto è per me un attestato di stima e vi ringrazio con l'emozione di chi si rende conto del grande dono che gli avete fatto. Detto questo non mi nascondo dietro un dito, la mia non era una battaglia di testimonianza ma il tentativo di entrare concretamente nell'amministrazione municipale. In questo senso ho perso e non ha senso girarci intorno con la parole, soprattutto in un Paese in cui chi fa politica non ammette quasi mai di aver perso, sono sempre tutti diversamente vincenti. Se non ce l'ho fatta, al di là dei limiti oggettivi di essermi confrontato con una squadra forte, senza rappresentanti di lista e con un budget ovviamente ridotto, c'è però una responsabilità più personale. Non sono riuscito a coinvolgervi quanto avrei voluto, non sono riuscito a farvi capire che fosse una battaglia comune, non quella mia. Ho ricevuto tanti "in bocca al lupo", avrei dovuto trasformare quell'augurio in "oggi vengo a volantinare con te". Far capire che quelle ore trascorse in strada non erano un sacrificio ma un investimento comune, un investimento che già in pochi giorni ha dato i suoi frutti, purtroppo insufficienti ma non per questo inesistenti. Le persone si sentono inascoltate, non comprese e noi che siamo una forza di centro sinistra, per di più di governo, abbiamo il dovere di tornare in strada ad ascoltarli come cittadini, come comitati e come esseri umani. Torno a ripetere che quanto avvenuto oggi a Roma non è colpa di Roberto Giachetti, anzi. Il Pd in questi mesi ha dato l'impressione di essere vicino ai cittadini o ai poteri forti? Non parlo di Renzi - per cui nutrivo stima quando la folla saliva sul suo carro e stimo ancora oggi mentre in massa vi scende - ma di alcuni dirigenti del nostro partito, quelli che avrebbero dovuto creare coesione ed hanno lasciato che la Raggi (e non solo lei) facesse passare l'odioso sillogismo Giachetti=Pd=Mafia Capitale. Un pescivendolo al mercato ha urlato "ve tajeremo la testa come durante 'a rivoluzione francese", se io che guadagno 8 euro all'ora lavorando con i bambini o un giovane amministratore che cerca di fare qualcosa di buono per il suo municipio veniamo visti come l'Ancien Régime vuol dire che è saltato qualche parametro comunicativo basilare e che molti davanti al simbolo PD vedono rosso come i tori, come vedevamo rosso noi davanti al simbolo PDL. E non fatemi sentire, vi prego, che la colpa è dei cittadini che non capiscono. Queste boiate radical chic ditevele in barca a vela o nei salotti in cui noi non entriamo, io ho in mente un Pd in cui chi non lavora, chi non si sporca le mani, chi non mette passione e fantasia, chi non torna in strada non ha cittadinanza politica. E' un caso che non vinciamo in una, dico una, periferia romana? Perché gran parte dei miei coetanei vota m5s o vota il Pd solo per sostenere la singola persona (perchè è pieno di ragazzi in gamba e neanche questo viene mai detto) "nonostante" il partito? Il nostro obiettivo è essere una forza di governo progressista vicino alle persone o giocare in difensiva mentre il partito di Grillo diviene il punto di riferimento della voglia di cambiamento? Perfino uno che ha lavorato bene come Fassino è stato sonoramente battuto. Perché? Perché la gente vuole cambiamento, sana normalità, nuovi volti e - non ci provate - non pescati dal calderone del potere, non le facce avanzate dalla sera prima e riscaldate in padella, quelle facce che non sono mai salite su un bus, non conoscono i drammi della periferia, non la faccia del compagno spocchioso delle medie. Dal canto mio torno a lavoro col sorriso ed a testa alta, con i voti delle persone che credono in me, con cento amici in più di quanti ne avevo un mese fa. La politica non è solo un comitato d'affari, la politica è entusiasmo, è voglia di cambiare le cose che non vanno, è passione. Per me volantinare è stato un piacere, lottare per rappresentarvi in consiglio un onore, lo faranno i giovani amministratori che hanno ottenuto risultati migliori dei miei. Quella piccola nostalgia che sento dentro per questi giorni di fuoco sarà i mio piccolo fuoco personale, quello che mi ricorderà perchè e per chi spendo il mio tempo, per chi lotto e lotterò ogni giorno. Grazie a tutti voi! Marino si ricandida, che sorpresa. Non era politica, era Roma, strano perché sembra la peggiore politica, quella che se non può vincere s'accontenta di sabotare il candidato più forte, il "non autorevole" (secondo Massimo D'Alema) Roberto Giachetti che ha girato tutta Roma per ascoltare quei cittadini da sempre inascoltati dalla sinistra in barca a vela. Lo stessi Giacetti che - schede bianche o meno - ha stravinto alle primarie.
Sai quante volte noi - noi barbari che non abbiamo frequentato Frattocchie, noi esaltati che vogliamo vincere invece di passare la vita a non perdere, noi stupidi volontari che alle 8:00 di sabato montiamo i gazebo e cerchiamo di parlare con i cittadini che voi fate imbestialire, noi che guardate sempre con quella spocchia da sinistra radical chic - sai quante volte abbiamo mandato giù rospi per non andare contro questo Pd che prima avete creato e poi cercate ogni occasione per massacrare? Voi Pastorino, voi Cofferati, voi D'Alema, voi Bersani, voi Speranza, chi credete che allontani la gente dal Pd? Noi con il nostro volontariato, i nostri eventi nelle sezioni, noi con tutta la passione che costantemente fiaccate o voi con la vostra polemica per quattro stagioni ed i vostri giochetti del tanto peggio tanto meglio? Come fa il gruppo dirigente della bicamerale, quello che ha regalato per 20 anni il Paese a Berlusconi, a trovare il coraggio per definire qualcuno "stupido e arrogante"? "Renzi è troppo attaccato alla poltrona" ha detto un signore che sta in parlamento da 26 anni, davvero neanche il miglior Linch. D'altronde lo schema è chiaro e miseramente banale: accoltellare il Partito Democratico e fargli perdere le amministrative per delegittimarlo, cosa importa se questo piano preveda di regalare Roma ai grillini o a Bertolaso. Personalmente non credo che questi gattopardi usciranno dal Pd, troppo guadagno hanno dallo gettar fango contro di esso, ma qualora lo facessero sarebbe una gioia ed un onore andare avanti senza il costante peso della loro polemica all'Alzheimer, sempre più velenosa e sempre meno propositiva. C'era una volta Berlusconi e, assieme a lui, c'era l'anti berlusconismo, quella bella trovata italiana che - al di là delle chiacchiere - ha consentito a Silvio di fare del nostro Paese quel che ha voluto, con buona pace delle riforme, dei diritti e della crescita. Col berlusconismo era facile, per raggiungere una sintonia bastava essere contro il Cavaliere, ecco dunque nascere variegate alleanze ed unioni che andavano da Mastella a Diliberto, poco importa se non riuscivano a mettersi d'accordo su nulla, bastava l'impegno.
Tramontata l'era Berlusconi sia una certa politica che una certa stampa, a corto di fantasia ma con tanta voglia di non perdere i propri benefit, ha provato a riversare la medesima ostilità su chi ha un carisma simile ma, differenza non da poco, le riforme le sta facendo davvero: Matteo Renzi. Come in ogni buon libro giallo numerosi e diversificati sono stati i fautori di questo neo anti renzismo, persino all'interno dello stesso Partito Democratico. Prima di tutto i politici di vecchio corso, sorpresi che qualcuno facesse quello che loro avevano promesso per anni, hanno via via esplicitato il proprio dissenso con attacchi sempre più evidenti. D'altronde il fatto che per vedere approvate leggi come Italicum, Job Act, Buona Scuola, riforma della PA non abbiamo dovuto aspettare i racconti dei nipoti è stato un evidente colpo di mano decisionista, roba da far impallidire la Repubblica di Weimar. La seconda categoria politica, le "nuove proposte", vede schierati sia gli entusiasti grillini che i tristi epigoni dei sopracitati leader. Mentre i primi alternano j'accuse, interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche pagate da Bildenberg e imbarazzanti scuse su Quarto, i secondi - che dopo anni d'attesa all'ombra di qualche segreteria già si aspettavano in dote il Paese - hanno cercato di vincere la delusione creando partiti che, ahimè, ad oggi ancora raccolgono percentuali elettorali simili al prefisso telefonico di Gallipoli. Terza categoria: la stampa antagonista a priori, basti pensare agli ultimi articoli de "Il Fatto Quotidiano" che, per attaccare il Premier, deve rincorrere a teoremi assurdi (vedi Banca Etruria che, per ammissione degli stessi promotori, non ha portato a nessuna inchiesta), ricostruzioni fantasiose (i Rolex che Renzi avrebbe sottratto alla sua stessa delegazione in Arabia Suadita) e sfottò estetici di Scanzi e Travaglio ("adiposo", "bombolo", "Fantozzi") che lascerebbero interdetti anche alla festa delle medie di Elio. Ma alla malafede non c'è mai fine ed ecco che perfino il giro di vite contro i dipendenti pubblici che timbrano in mutande o l'abolizione di Senato e CNEL (un carrozzone da 20 milioni di euro l’anno che in 57 anni di vita ha partorito 14 bozze di disegni di legge e ne ha approvate zero) trovano i loro detrattori. Nello specifico Lega, Forza Italia, M5S e Sel, tutti mano nella mano a difendere questo scempio, pur di avversare il Governo. Niente di particolarmente lontano da quando i grillini hanno fatto eleggere Matteoli (già rinviato a giudizio per corruzione nello scandalo Mose) Presidente di commissione Lavori pubblici al Senato, motivando che votavano compatti con Forza Italia per fare un dispetto, "uno sgambetto al Pd" (Cioffi, M5s). La stessa Forza Italia che, sempre per sgarbo a Renzi, ha votato contro il reato d'omicidio stradale, bloccando una legge fondamentale alla faccia dei morti ammazzati in strada e dei loro assassini che se la sono cavata con una tirata d'orecchie. Ed a livello locale cambia poco, come dobbiamo giudicare un politico come Marino che elude la partecipazione alle primarie (quello si un luogo di confronto democratico in cui presentare la propria proposta e valutare il reale consenso tra la gente) ma, in aperta polemica con Renzi, lascia trapelare di volersi candidare al di fuori delle primarie solo per levare voti e far perdere il Pd? Come si può strumentalizzare una città di tre milioni di persone per una ripicca personale? In tal senso io, con la stessa passione con cui ho aderito al comitato degli amici di "Ora Si!" per la Riforma della Costituzione e sosterrò Roberto Giachetti a queste primarie, voglio esprimere tutto il mio disgusto per questi tatticismi giocati sulla pelle delle persone. Trasporti, Ama, messa in sicurezza delle strade, integrazione culturale, trasparenza, digitale, asili, non serve un genio per capire di cosa hanno bisogno oggi i romani, basta vivere a Roma. L'ho detto lo scorso mese nell'intervista a Repubblica Tv quando ero ai gazebo di Piazza Bologna: la forza propulsiva nazionale, quella che sta facendo tornare in piedi il nostro Paese, a Roma non è ancora arrivata. Come quando Milano trovò la forza di scendere in strada e ripulire la città dalla scia di deturpazione del NoExpo, i cittadini e gli amministratori volenterosi di Roma devono trovare la forza di pulire Roma da tutto quello che l'ha sfigurata. Viviamo in una delle epoche più complesse della storia moderna, gli scenari cambiano e non sempre sono decifrabili. Questa complessità, al di là di come la si pensi, pretende un confronto sulle idee, serrato, ma non di certo precostituito, personalistico o vendicativo. |
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Agosto 2017
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